Recensione di Gianni Trapletti pubblicata su “VoceLibri”, inserto de La Voce del Popolo, settimanale della Diocesi di Brescia, 2005
Alcune verità sul Codice Da Vinci
Le ricerche sociologiche ci dicono anno dopo anno che gli italiani leggono poco. La maggior parte della popolazione, una volta superati gli obblighi scolastici, considera il libro un oggetto misterioso, nel corso della propria vita non ha l’abitudine di leggere volumi o carta stampata in genere. Gli editori si lamentano perché, a fronte dei loro sforzi per pubblicare un libro, spesso le vendite non consentono non già di avere un guadagno, ma neppure di recuperare i soldi investiti.
Si verificano talvolta delle eccezioni, casi editoriali insperati, libri che si vendono a centinaia di migliaia di copie, in gran parte acquistate da quanti normalmente si tengono ben lontani dalle soglie di una libreria. Le opere di Umberto Eco, Susanna Tamaro, Oriana Fallaci e Giorgio Faletti (per ricordare i nomi di alcuni autori nazionali abbracciati entusiasticamente dal pubblico negli anni scorsi) hanno avuto vendite straordinarie e sono finiti anche tra mani che ben pochi altri volumi avevano stretto in precedenza. Forse si tratta di occasioni che possono riavvicinare alla lettura.
Da oltre un anno il romanzo di Dan Brown intitolato Il codice Da Vinci va a ruba, ne sono state vendute in tutto il mondo diversi milioni di copie. In Italia librerie e banconi dei libri nei supermercati vedono assottigliarsi velocemente le pile del romanzo, recentemente è stata realizzata l’edizione economica (prezzo popolarissimo: 5 euro), il tomo è stato distribuito anche nelle edicole come allegato al quotidiano la Repubblica.
Senza spendere qui troppe parole, basterà ricordare a chi non conosca il romanzo che si tratta di un thriller, un giallo che si apre con un omicidio e vede i protagonisti entrare sempre più profondamente in una vicenda misteriosa in cui si scopre l’esistenza di organizzazioni occulte in conflitto tra loro, impegnate senza esclusione di colpi per ottenere il predominio nel mondo e per rivelare o mantenere segreta una verità rivoluzionaria: Gesù, un umanissimo saggio profeta ebraico, si sarebbe sposato con Maria Maddalena, ne avrebbe avuto una figlia e ancor oggi circolerebbero nel mondo suoi discendenti.
La comunità cristiana primitiva, però, sarebbe stata indotta dall’imperatore Costantino a negare ciò, a imporre dogmi che consacrano Gesù come Figlio di Dio, a distruggere i documenti originali per sostituirli con una Bibbia “addomesticata”, fino a tentare di sterminare i discendenti di Gesù e Maria Maddalena. In difesa della verità e di coloro che hanno nelle vene il sangue di Gesù sarebbe stata fondata nell’antichità una società segreta chiamata Priorato di Sion, che avrebbe avuto tra i suoi vertici occulti personaggi molto noti, tra i quali il geniale Leonardo Da Vinci, onorato fin dal titolo del romanzo.
Per quanto possa risultare sorprendente al lettore comune, il contenuto del libro non è che una rimasticatura di tesi già sostenute in passato e ben note agli studiosi di esoterismo, diffuse da anni con libri e programmi televisivi da sedicenti ricercatori ed esperti di misteri, pronti a sostenere l’esistenza di complotti e a trovarne prove (o a inventarsene) ogni dove. Lo scrittore Dan Brown si è limitato a raccogliere tali ipotesi strampalate e ad usarle per costruire un romanzo, un’opera di fantasia per definizione. Inventare storie è il mestiere di Brown, e sembra essere apprezzato dal pubblico per come lo svolge.
Il discorso si potrebbe quindi chiudere: siamo di fronte a una discutibile ma pur sempre lecita opera destinata allo svago. Ma da molti lettori il libro non sembra essere inteso con questo valore, e da parte di non pochi vengono avanzate osservazioni dubbiose sulla religione cristiana, sull’attendibilità dei testi biblici, su chi fosse l’individuo storico Gesù detto il Cristo, sull’Opus Dei (descritta da Brown come una sadica associazione a delinquere con tanto di sicari pronti ad assassinare chi si opponga alle sue mire), e così via. Una nota posta in apertura del romanzo contribuisce a confondere la natura del libro e l’attendibilità delle notizie in esso avallate. Si legge infatti che: “Tutte le descrizioni di opere d’arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà.” Degne di fede quindi le accuse di falsità rivolte ai Vangeli e alle dottrine cristiane? Gesù è stato davvero tradito dai suoi seguaci? La Chiesa Cattolica agisce in realtà per tenere nascosti gli insegnamenti originali del Nazareno?
Il professor Bart Ehrman, specialista di storia delle comunità cristiane primitive e docente all’università della Carolina del Nord, ha letto il romanzo di Brown e se ne dice sinceramente entusiasta. Lo preoccupa però la possibilità che altri lettori si facciano un’idea errata di ciò che il cristianesimo antico fu. Ehrman si dedica da una vita allo studio di questo argomento e si rende conto che molte delle notizie che gli specialisti considerano scontate talvolta non sono conosciute con precisione. L’immagine che il pubblico medio si fa di avvenimenti accaduti nel passato, infatti, è più debitrice verso opere narrative o cinematografiche che allo studio delle serie ricerche condotte dagli specialisti.
Ciò che sappiamo dell’imperatore romano Nerone – tanto per fare un esempio – è più suggestionato dai film e dall’anedottica, piuttosto che derivare dalla conoscenza della storia romana o almeno dalla lettura di una buona biografia del personaggio. Ecco allora il professor Ehrman che si tira su le maniche e prende l’occasione per precisare alcune informazioni che nel romanzo vengono spacciate come veritiere e che invece sono totalmente infondate, anzi in certi casi storicamente false.
L’idea che la religione cristiana abbia scoperto la divinità di Gesù Cristo solo in séguito all’intervento di Costantino è un’autentica frottola: la fede in Gesù infatti, riconosciuto come personaggio sovra-umano, appartiene come tratto distintivo ai cristiani fin dalle origini ed è testimoniata in tutti i documenti giunti fino a noi. Sostenere, come fa il romanzo, con il riferimento ai testi apocrifi che la chiesa abbia tentato di cancellare la natura umana di Cristo è capovolgere la realtà: Ehrman conosce a menadito i documenti in questione e citandoli direttamente dimostra che semmai è vero il contrario, che essi esaltano la divinità di Gesù fino a negarne l’umanità (suggerendo, ad esempio, che non avrebbe sofferto durante la crocifissione), e proprio per questo furono condannati dalle comunità dei fedeli. I quattro Vangeli contenuti nella Bibbia, continua lo studioso, sono i documenti che ci forniscono maggiori informazioni storiche sul fondatore del cristianesimo, sono le uniche fonti affidabili per sapere qualcosa su di lui.
Certo, trattandosi di opere antiche scritte da e rivolte a credenti, è necessario procedere con gli adeguati strumenti critici per soppesarne il valore informativo, evitando la semplicistica lettura fondamentalista. Proprio lo studio dei documenti conduce Ehrman a liquidare come fantasia (davvero romanzesca) la vicenda del matrimonio di Gesù con Maria Maddalena, demolendo quello che è il pilastro che regge l’intero romanzo. Ehrman non prosegue oltre, perché ritiene opportuno limitare il proprio intervento al campo in cui è specificatamente preparato, cioè la storia del cristianesimo delle origini.
Si potrebbe però continuare nel dimostrare l’implausibilità di molte altre affermazioni del romanzo: il Sacro Graal ricercato dai cavalieri medievali non c’entra nulla con la corona di Francia, il Priorato di Sion è un’organizzazione fondata da un esoterista negli anni Cinquanta, la chiesa non combatte da secoli per nascondere alcuna verità segreta di cui i gruppi di eretici sarebbero di volta in volta i difensori, l’Opus Dei non è un’associazione di criminali psicopatici, e così via. Forse il consiglio più semplice è invitare coloro che si lasciano turbare dal contenuto del romanzo a leggere con attenzione quanto è scritto in piccolo sul retro del frontespizio: “Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o defunte, è assolutamente casuale.”
Ma, poiché il dubbio può essere un tarlo che non dà requie, il contributo di Bart Ehrman sarà utile per sciogliere autorevolmente i sospetti instillati nei lettori dal Codice Da Vinci. Il volume dello studioso è scritto in modo estremamente leggibile e i contenuti sono presentati in modo semplice ma preciso. Chissà che le fantasie di un romanziere non possano essere l’occasione per qualcuno di scoprire e magari appassionarsi alla vera storia del cristianesimo.
Gianni Trapletti
Bart D. Ehrman, La verità sul Codice Da Vinci. Un grande storico svela tutti i segreti del libro che ha affascinato il mondo, Milano, A. Mondadori, 2005, pp. 193, € 16,50.
Recensione pubblicata su “VoceLibri”, inserto de La voce del popolo, settimanale della Diocesi di Brescia, 2005.