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Di Raffaella Di Marzio

Tratto da Religioni e Sette nel Mondo n.16

Questo articolo è stato scritto nel 1999. Per gli aggiornamenti del caso della Fraternità consultare il Sito Cesnur

 

 

PREMESSA

Il 30 Giugno 1988, nel Seminario di Econe, Mons. Lefebvre, insieme a Mons. De Castro Mayer, consacrava vescovi, contro la volontà di Papa Giovanni Paolo II, quattro sacerdoti della Fraternità Sacerdotale S.Pio X: Richard Williamson, Alfonso de Gallareta, Bernard Tissier de Mallerais, Bernard Fellay.

 

Nell'omelia da lui tenuta durante la cerimonia delle consacrazioni affermava tra le altre cose: "Noi non siamo scismatici. Non si tratta per noi di separarci da Roma e di sottometterci ad un qualche potere estraneo a Roma, né di costituire una sorta di Chiesa parallela ... Al contrario, è per manifestare il nostro attaccamento alla Chiesa di sempre, al Papa e a tutti coloro che hanno preceduto questi papi che disgraziatamente dal Concilio Vaticano II hanno creduto di dover aderire a gravi errori che stanno per demolire la Chiesa e per distruggere il Sacerdozio cattolico" (1).

 

Ancora oggi questa rimane la contraddizione più evidente e sottolineata dai critici della Fraternità : la sottomissione all'autorità di Pietro dichiarata verbalmente da un Vescovo alla quale, nello stesso tempo, egli disobbedisce apertamente e in materia grave. E' difficile sfuggire a questa contraddizione, e i seguaci di Mons. Lefebvre da quel giorno, loro malgrado, sono costretti ad affrontarla e a cercare, di volta in volta, le possibile "scappatoie" per dimostrare che la contraddizione, semplicemente, non esiste. Compito decisamente arduo, ma i lefebvriani, a distanza di più di 11 anni, non si danno per vinti. Per comprendere adeguatamente l'intera vicenda dello scisma lefebvriano ripercorreremo alcune tappe della sua storia, iniziando da qualche notizia su colui che ne è stato l'artefice principale: Mons. Lefebvre.

 

 

 

IL PROTAGONISTA

 

    Marcel Lefebvre nasce a Tourcoing il 29 Novembre 1905 e, dopo aver terminato i suoi studi, entra nel Seminario francese di Roma, dove consegue il dottorato in filosofia e teologia nell'Università Gregoriana. Riceve il sacerdozio nel 1929 a Lille ed entra nella Congregazione dei Padri dello Spirito Santo. Inizia il suo cammino di missionario in Africa nel 1932 in Gabon, diventa professore di Dogmatica al Seminario e successivamente si dedica alla evangelizzazione del Gabon. Richiamato in Normandia, dove diventa direttore del noviziato di filosofia dei Padri dello Spirito Santo.

 

Nel 1947 Padre Marcel è consacrato Vescovo e Papa Pio XII lo nomina Vicario Apostolico a Dakar. Un anno dopo diventa Delegato Apostolico per l'Africa francofona. Come presidente della Conferenza Episcopale dell'Africa occidentale nel 1960 partecipa alla Commissione preparatoria del Concilio, convocata da Papa Giovanni XXIII. Nel 1962 viene eletto Superiore Generale della Congregazione dei Padri dello Spirito Santo, ma si dimette nel 1968. Tornato a Roma, e sempre più preoccupato per l'ondata di "aggiornamento" che invade la Chiesa, egli riflette sul da farsi. Parla di queste sue preoccupazioni con Mons. Charriere, Vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo ed a lui chiede l'approvazione per la fondazione della Fraternità Sacerdotale San Pio X attraverso la quale egli intendeva dare alla Chiesa dei sacerdoti santi e fedeli alla Tradizione come risposta alle innovazioni " moderniste" del Concilio Vaticano II. Nel 1970 Mons. Charriere firma il decreto di fondazione della Fraternità.

 

Per comprendere come i seminaristi di Econe guardassero al loro leader spirituale, e quanto essi si sentissero coinvolti nella missione di "salvare " la Tradizione e la Chiesa, alla quale il loro Vescovo li aveva chiamati, basta partire dalla testimonianza di uno di loro, che si definisce "figlio" di Mons. Lefebvre, "suo padre in Christo" : don Franz Schmidberger. Egli così parla di Mons. Lefebvre e della sua Fraternità:"Quello che alcuni vescovi sognano e di cui altri parlano, egli lo realizza, in Colui che dà la forza: defensor fidei. Atanasio del XX secolo, dà alla Chiesa umanamente moribonda una nuova generazione di preti ben formati, pii, zelanti, risvegliando così la cristianità a una nuova vita, a partire da un inizio dei più umili. Egli non vede costruirsi la civiltà cristiana se non partendo dall'altare e dal tabernacolo. Non vede vivere la chiesa se non partendo dalle fonti della santità. Tra innumerevoli attacchi, calunnie, diffamazioni, che martirizzano il suo cuore episcopale, non per sé stesso, ma per la Chiesa, egli compie il suo dovere di vescovo cattolico in modo intrepido" (2)Questo era il clima di Econe, nel quale si compì l'ultimo atto della disobbedienza di Mons. Lefebvre.

 

Le consacrazioni illecite del 30 Giugno 1988 sono, tuttavia, solo l'ultimo atto di un processo iniziato 19 anni prima, cioè proprio nello stesso anno della fondazione della Fraternità. Infatti Mons. Lefebvre si oppose fin dall'inizio a quello che considerava un tassello fondamentale da scardinare nella "ideologia modernista" del Concilio Vaticano II: la Riforma liturgica, sancita dalla Costituzione Sacrosantum Concilium. Insieme ad altri teologi espresse le sue critiche nel "Breve esame critico del Novus Ordo Missae" pubblicato nel Settembre 1969, documento del quale i cardinali Ottaviani e Bacci scrissero la prefazione. Nel 1971 Mons. Lefebvre annuncia ai suoi seminaristi il rifiuto di accettare il nuovo Ordo Missae per motivi di coscienza.

 

Dopo questi fatti, nel 1974, vengono inviati ad Econe due visitatori apostolici. Due anni dopo, in seguito alle ordinazioni sacerdotali compiute da Mons. Lefebvre, viene preso il primo "provvedimento disciplinare " nei suoi confronti : la sospensione a divinis, del 22 luglio 1976 da parte di Papa Paolo VI. Nello stesso anno, e nei successivi Mons. Lefebvre sarà ricevuto in udienza da Paolo VI, rimarrà in corrispondenza con il Card. Ratzinger , sarà anche ricevuto da Giovanni Paolo II. Ogni tentativo di mediazione, comunque, sarà vano perché il Vescovo non vuole accettare queste condizioni:" ... accettate la Nuova Messa e aderite al Concilio" (3).

 

Il Concilio Vaticano II, definito dallo stesso Mons. Lefebvre "mistero d'iniquità", e "pastorale, non dogmatico", era ed è sotto accusa nel mondo lefebvriano perché avrebbe propugnato e favorito la secolarizzazione attraverso la Dignitatis Humanae, la Dichiarazione sulla Libertà religiosa, che avrebbe lasciato " a tutte le false religioni la libertà d'espressione", in uno spirito "liberale ecumenico" inammissibile per il prelato che voleva rimanere in questo modo fedele a ciò che gli era sempre stato insegnato.

 

Il 2 Luglio 1988 il Santo Padre Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica " Ecclesia Dei", a proposito delle consacrazioni effettuate da Mons. Lefebvre solo 2 giorni prima afferma: "In se stesso, tale atto è stato una disobbedienza al Romano Pontefice in materia gravissima e di capitale importanza per l'unità della Chiesa, quale è l'ordinazione dei vescovi mediante la quale si attua sacramentalmente la successione apostolica. Perciò, tale disobbedienza - che porta con sé un rifiuto pratico del Primato romano - costituisce un atto scismatico. Compiendo tale atto ... Mons. Lefebvre ed i sacerdoti Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta, sono incorsi nella grave pena della scomunica prevista dalla disciplina ecclesiastica"(4). La disciplina in questione è il can. 1382 del Codice di Diritto Canonico: " Il Vescovo che senza mandato pontificio consacra qualcuno vescovo e chi da esso ricevette la consacrazione, incorrono nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica".

 

Un anno dopo la scomunica il Vescovo scismatico in una intervista rilasciata a Fideliter nella quale gli veniva chiesto se avesse qualche dubbio o rimpiangesse quanto aveva fatto, egli rispondeva: "Assolutamente niente. Io credo che tutto ciò sia stato condotto veramente in modo provvidenziale e quasi miracolosamente [...] Credo che il Buon Dio volesse che le cose si svolgessero così come sono accadute. Tutte le persone che hanno assistito a quella cerimonia ne conservano un ricordo straordinario. Tutto è stato provvidenziale. Ciò che si può sperare è che i fedeli siano sempre più numerosi, che aprano gli occhi e finiscano col vedere dove si trova la verità e constatino che la salvezza è nella Tradizione e non nella chiesa conciliare che è sempre più scismatica". Alla domanda sul fatto che il suo nome era stato eliminato dall'ultima edizione del'Annuario Pontificio egli così rispondeva:"Penso che non sia scomparso dall'Annuario del Buon Dio, almeno lo spero ... ed è la cosa più importante" (5)

 

Mons. Marcel Lefebvre morì il giorno 25 Marzo 1991.

 

 L' ECCLESIA DEI

 

    Il "Motu Proprio" del 2 Luglio 1988 si apre con la consapevolezza di aver tentato tutto il possibile per evitare l'atto scismatico di Mons. Lefebvre fino a pochi giorni prima, il 17 Giugno, quando era stata inviato un formale monitum agli interessati dal Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi .

 

La radice dell'atto scismatico, secondo l'Ecclesia Dei, è da ricercare nel modo in cui egli ed i suoi seguaci intendevano la Tradizione. Essa, se viene identificata come un corpus di verità morto e immutabile non risponde alle caratteristiche indicate dal Concilio Vaticano II secondo il quale la Tradizione "... trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità"(6).

 

Inoltre nella lettera Apostolica viene evidenziata la contraddizione tra l'affermazione della propria fedeltà alla Tradizione e la disobbedienza in materia grave a coloro che sono depositari di essa, e cioè il Santo Padre e il Corpo dei Vescovi. Dopo aver ricordato ai fedeli che l'adesione al Movimento di Lefebvre comporta la scomunica, il Santo Padre fa presente la necessità di aiutare tutti i fedeli ad intendere nella maniera più giusta gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che, per la loro novità, potrebbero essere fraintesi e considerati non in linea con la Tradizione.

 

Inoltre, per rispettare le giuste aspirazioni di quei fedeli legati alle forme liturgiche preconciliari e sulla base del Protocollo firmato il 5 maggio 1988 dal Cardinale Ratzinger e da Mons. Lefebvre, istituì una Commissione "...con il compito di collaborare con i Vescovi, con i Dicasteri della Curia Romana e con gli ambienti interessati, allo scopo di facilitare la piena comunione ecclesiale dei sacerdoti, seminaristi, comunità o singoli religiosi e religiose finora in vario modo legati alla Fraternità fondata da Mons. Lefebvre, che desiderino rimanere uniti al Successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le loro tradizioni spirituali e liturgiche ..."(7).

 

L'istituzione di questa commissione consentì ad un certo numero i sacerdoti precedentemente seguaci di Lefebvre di ritornare alla Chiesa (sarebbero nel numero di alcune decine tra sacerdoti e seminaristi). Queste Comunità vengono definite "Comunità Ecclesia Dei". Le più famose tra esse sono l'Abbazia benedettina di Santa Maddalena del Barroux e la Fraternità S. Pietro.

 

Dalla Fraternità San Pio X si sono distaccati anche altri sacerdoti, ma, questa volta, non per tornare alla Chiesa Cattolica, bensì per fondare un altro Istituto in aperto dissenso con Mons. Lefebvre. Sono i sostenitori della cosiddetta "Tesi di Cassiciacum", elaborata da Mons. Michel Louis Guerard des Lauriers nel 1977, secondo la quale gli ultimi tre Papi non sarebbero tali "formalmente", ma solo "materialmente" (8). Un piccolo gruppo di sacerdoti ordinati da Mons. Lefebvre si fece fautore di questa tesi e la propose anche al Vescovo. Il loro dissenso si manifestò in tutta la sua forza nel 1985, quando lasciarono la Fraternità e pubblicarono su "Sodalitium" un' Ammenda Pubblica " ... per aver insegnato ... nel periodo 1982-1985, durante la loro appartenenza alla Fraternità S.Pio X..." le " ... dottrine erronee circa la fede e i costumi ...". Questi errori "feriscono mortalmente il dogma cattolico concernente la divina costituzione della Chiesa, il Suo Magistero, l'infallibilità della Chiesa e del Pontefice romano" (9).I sacerdoti dissidenti fondarono l' Istituto Mater Boni Consilii che, attualmente si trova a Verrua Savoia (To)

 

LE TESI DI SI SI NO NO

 

    Fedeli agli insegnamenti del loro fondatore, i seguaci di Mons. Lefebvre rifiutano ancora oggi la scomunica comminata dal Santo Padre. Questo rifiuto compare esplicitamente nelle pubblicazioni in vario modo riconducibili al movimento lefebvriano, come "La Tradizione Cattolica" ( Bollettino ufficiale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X), Si Si No No, (Bollettino degli Associati al Centro Cattolico Studi Antimodernisti San Pio X), Il Cedro (Bollettino dell'Associazione S. Giuseppe Cafasso).

 

Secondo Si Si No No (10), il Concilio Vaticano II sarebbe invalido per tre motivi:

 

- l'intenzione anomala

- il magistero straordinario

- la qualità della dottrina insegnata

 

L'intenzione con la quale il Papa ha convocato il Concilio sarebbe anomala, cioè non conforme alle intenzioni della Chiesa, poiché Giovanni XXIII avrebbe convocato il Concilio per aggiornare la dottrina e per adattarla al modi di sentire e di pensare dell'uomo contemporaneo. Il magistero del Concilio avrebbe, secondo l'allocuzione di apertura di Giovanni XXIII "prevalente carattere pastorale", cioè limitato ad applicare alle mutate esigenze dei tempi la dottrina tradizionale della Chiesa. Esso, inoltre, sarebbe un Concilio "straordinario atipico" e pertanto non rientrerebbe in nessuna delle categorie riconosciute dalla Chiesa, insomma, un magistero solo umano, irrilevante e nullo a tutti gli effetti. La dottrina insegnata dal Concilio sarebbe contraria a quella precedente e pertanto presenterebbe gravi eresie.

 

In realtà l'inconsistenza di queste asserzioni risulta evidente risalendo proprio alle parole di Paolo VI all'udienza generale del 12 gennaio 1966: "Non sarebbe perciò nel vero chi pensasse che il Concilio rappresenti un distacco, una rottura, ovvero, come qualcuno pensa, una liberazione dall'insegnamento tradizionale della Chiesa, oppure autorizzi e promuova un facile conformismo alla mentalità del nostro tempo [...] dato il carattere pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota infallibilità; ma esso ha tuttavia munito i suoi insegnamenti dell'autorità del supremo magistero ordinario; il quale magistero ordinario e così palesemente autentico deve essere accolto docilmente e sinceramente da tutti i fedeli, secondo la mente del Concilio circa la natura e gli scopi dei singoli documenti".

 

Sempre su Si Si No No (11), si ribadisce la tesi secondo la quale Mons. Lefebvre avrebbe compiuto il suo atto di disobbedienza in un momento di grave crisi, in cui c'era lo "stato di necessità". I seguaci del Vescovo di Econe sostengono che le ordinazioni avvennero in circostanze straordinarie e quindi non si può applicare ad esse il codice di diritto canonico che si applica in circostanze ordinarie. Lo "stato di necessità" in cui si troverebbe la Chiesa e che avrebbe spinto Mons. Lefebvre ad agire contro la volontà del Papa, sarebbe definito come "una minaccia ai beni spirituali, alla vita, alla libertà o altri beni terreni" e per "necessità spirituale" si intende lo stato della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II, quella di oggi, come e ancora di più rispetto a 11 anni fa. Infatti "...molti cattolici sono minacciati dalla fede e nei buoni costumi dalla diffusione pubblica ed incontrastata del neomodernismo ... già condannato da Pio XII quale cumulo di errori ..." (12). Il vescovo Lefebvre avrebbe, quindi, solo esercitato il "dovere di supplenza " nel momento in cui il Papa non esercitava più il suo dovere di provvedere alle necessità spirituali del gregge a lui affidato.

 

E' evidente come tutto il "castello" di argomentazioni si fondi sull'assioma (che, come tale, non è confutabile) dell'esistenza dello stato di necessità nella Chiesa al momento delle ordinazioni. Questo stato di necessità, secondo l'Osservatore Romano del 3-7-1988, "... è stato creato appositamente da Mons. Lefebvre per conservare un atteggiamento di divisione dalla Chiesa cattolica..." Se dovesse cadere l'assioma tutto il castello di argomentazioni crollerebbe a sua volta lasciando inalterata la realtà dei fatti: quella che il Vescovo Lefebvre ha compiuto, purtroppo, un grave atto scismatico. Lo stato di necessità viene invocato anche per giustificare l'ordinazione in Brasile del Vescovo Licino Rangel in sostituzione di Mons. De Castro Mayer.

 

Si Si No No ha pubblicato uno Studio Canonico in sette puntate per sostenere la tesi che lo scisma è inesistente e la scomunica invalida (13). Nel Bollettino, inoltre, si afferma l'inesistenza del cosiddetto lefebvrismo, poiché "Non esiste ... una 'dottrina' di mons. Lefebvre. Si è tentato e si tenta di farlo passare per 'scismatico' o addirittura 'eretico', come ogni 'scomunicato' che si rispetti, ma queste imputazioni, propinate all'immaginario collettivo, sono del tutto false, come ben sa chi abbia studiato i fatti. Mons. Lefebvre non è mai stato il capo di una setta, né ha mai voluto costituirne una, né si è mai considerato il capo dei 'tradizionalisti' in genere."(14)

 

Compito della Fraternità è oggi ancora quello di salvaguardare la "continuità della Chiesa" poiché nella dottrina ufficiale si sarebbero insinuati errori gravi ed essa sarebbe in pericolo. "Per questo è di grande importanza che ci sia sempre stata una contestazione del Vaticano II, in nome della fedeltà al dogma. Non ha importanza che siffatta contestazione sia stata e sia numericamente esigua; ciò che conta è che essa, con la sua presenza, ha mantenuto la continuità della dottrina cattolica, perché corrisponde ad indubbia verità la constatazione che i segni della dottrina autenticamente cattolica si trovano integralmente nei seminari della fraternità di mons. Lefebvre e solo parzialmente, in modo da risultare in pratica inefficaci, in quelli della Chiesa ufficiale". Poiché, dunque, solo nella Fraternità verrebbe custodita la "fiamma della fede", che può distruggere tutte le eresie della Chiesa conciliare, un giorno essa trionferà e allora "... per la Chiesa 'conciliare' sarà l'inizio della fine"(15).

 

In tempi piuttosto prodighi di profezie, una in più non fa molta differenza. Sono in molti a preannunciare la "fine " della Chiesa Cattolica come ormai imminente. I "profeti di sventura" più furbi evitano di indicare date precise, ma la sostanza è sempre la stessa e finora si registrano solo fallimenti. Staremo a vedere se la "fiamma" della Fraternità S. Pio X brucerà la "Chiesa conciliare" oppure se stessa, o, se, a Dio piacendo, non ci saranno affatto roghi, ma un ritorno sereno nell'Ovile di Pietro.

 

 LA FRATERNITA' OGGI

 

    Nella riunione del Consiglio permanente della CEI del 26 settembre 1988, parlando della scomunica di Mons. Lefebvre, si diceva :"I vescovi hanno constatato che fortunatamente le ripercussioni e conseguenze in Italia non sono state particolarmente gravi. Vi è quindi la speranza che, da noi, l'atto scismatico possa essere progressivamente riassorbito e dimenticato"(16).

 

A distanza di più di 11 anni, questa rimane sempre la speranza non solo dei Vescovi, ma anche di tutti i fedeli cattolici, mentre, purtroppo, l'atto scismatico continua a produrre i suoi effetti grazie all'attività dei sacerdoti e Vescovi lefebvriani. L'intero movimento "tradizionalista" internazionale, nelle sue variegate differenziazioni (dai seguaci di Mons. Lefebvre ai sedevacantisti irriducibili), è costituito da persone molto motivate all'apostolato che ritengono di avere la missione di "salvare la Chiesa dal modernismo". Da questa forte motivazione deriva lo zelo instancabile di sacerdoti che percorrono spesso molti chilometri al giorno pur di assicurare le S. Messe tridentine e i sacramenti ai loro fedeli. Il movimento, nel mondo, possiede anche beni immobili: seminari, case di preghiera, case generalizie, università, chiese e cattedrali. Gli appartenenti al movimento si presentano rigorosamente in abiti religiosi, e svolgono un' attività continua di formazione dei bambini, dei giovani e degli adulti, coltivando in modo particolare le vocazioni della gioventù.

 

Uno dei mezzi più efficaci per la diffusione delle loro idee e' la rete di Internet, nella quale sono presenti decine di siti, tutti, apparentemente, rigorosamente e ostentatamente "cattolici". I dirigenti più preparati culturalmente tengono molto spesso conferenze, dibattiti, presentazioni di nuovi libri, al fine di farsi conoscere come "gli unici veri cattolici ". Si è verificato anche, più di una volta, il caso di collaborazioni più o meno lunghe tra la Fraternità e altri gruppi "tardizionalisti" con piccoli gruppi settari pseudocattolici in cerca di sacerdoti e di "assistenza spirituale". L'ultimo caso riguarda il gruppo Opera Divina Provvidenza ( un gruppo pseudocattolico guidato da un profeta che riceverebbe messaggi dall'Eterno Padre) al quale la Fraternità ha offerto assistenza spirituale per più di due anni e dal quale si è dissociata con un Comunicato stampa del 1 Luglio 1999.

 

Secondo le cifre tratte dalle loro pubblicazioni, la Fraternità San Pio X, fondata da Mons. Lefebvre nel 1970, conta circa 350 preti (un centinaio dei quali sono francesi), 48 fratelli, 50 suore, 215 seminaristi. Ha 5 seminari sparsi per il mondo. I preti svolgono il ministero in 24 paesi, 83 priorati, 44 scuole, 8 case di ritiro, 15 scuole secondarie. Ai primi quattro si è aggiunto un altro Vescovo consacrato il 28 Luglio 1991 a Campos in Brasile: Licino Rangel, per quei fedeli brasiliani che erano rimasti senza Vescovo dopo la morte di Mons. De Castro Mayer. Recentemente si è unito al movimento un Vescovo emerito delle Filippine, Mons. Lazo, che ha celebrato la Messa tridentina nella Cappella del Priorato di Albano il 7 Luglio 1996.

 

La rivista ufficiale del Distretto Italiano della Fraternità Sacerdotale, "La Tradizione Cattolica", indica tre Priorati: Priorato San Pio X di Albano Laziale, il Priorato San Carlo Borromeo di Montalenghe a Torino e il Priorato di Madonna di Loreto a Rimini. Complessivamente, oltre ai priorati, ci sono altre 13 sedi del movimento: Ferrara, Genova, Lanzago di Silea (Tv), Lucca, Marcialla (Fi), Napoli, Roma, Seregno (Mi), Spinga (Bz), Torino, Trento, Velletri, Vigne di Narni (Tr). L'ultima sede inaugurata dalla Fraternità è quella di Roma, la Cappella S. Caterina da Siena situata in Via Urbana n. 85 nel centro della città. L'inaugurazione è avvenuta il 5 Gennaio 1997 da Mons. Bernard Fellay, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale San Pio X . Esistono, inoltre, altre 6 località nelle quali è possibile assistere saltuariamente alla Messa tridentina. Tenendo conto dei dati reperibili su "La Tradizione cattolica", rispetto al 1994, la Fraternità ha incrementato il numero dei centri di Messa che, da sedici (compresi i Priorati), sono diventati ventidue.

 

Nelle cappelle della Fraternità i fedeli partecipano alla "vera Messa cattolica", ma non secondo quanto stabilito dall'Indulto di Giovanni Paolo II (e cioè che i fedeli possono assistere alla Messa Tridentina dopo avere fatto richiesta al loro Vescovo, e senza rifiutare il Messale Romano promulgato nel 1970 dal Pontefice Paolo VI). I fedeli che partecipano alle Messe della fraternità, invece, non sottostanno a queste condizioni. Riconoscere questa legittimità sarebbe pericoloso per la salvezza delle loro anime. "... se teniamo alla salvezza della nostra anima , dobbiamo evitare il nuovo rito, evitarlo a tutti i costi, con i suoi preti iperpoliticizzati e l'ambiente mondanizzato che lo circonda"(17).

 

CARDINALI CONTRO CARDINALI?

 

    In un Editoriale de "La Tradizione Cattolica", il Superiore del Distretto Italia, Don Anthony Esposito, lascia la parola al Rettore del Seminario di Econe, che ripercorre alcune tappe delle vicende riguardanti la scomunica di Mons. Lefebvre. Nell'intento di dimostrare come la questione non sia chiara, ma controversa, cita alcune lettere, dichiarazioni e azioni di personaggi appartenenti al mondo ecclesiale a vario titolo:

 

" Cerchiamo dunque di fare il punto della situazione:

- il 17 giugno 1988, il cardinal Gantin minacciava mons. Lefebvre di scomunica latae sententiae per usurpazione di una norma ecclesiastica ( consacrazione episcopale senza mandato pontificale).

- il 1 Luglio 1988, lo stesso cardinale cambia leggermente di opinione e pronuncia la scomunica per un 'atto di natura scismatica... atto scismatico ... scisma ', i tre termini sono stati impiegati successivamente per designare la stessa realtà ... non definita esattamente.

- il Motu proprio Ecclesia Dei afflicta di Giovanni Paolo II del 2 Luglio 1988 parla di atto scismatico ... di disubbidienza al Sovrano Pontefice in una materia gravissima"(18).

 

Non è chiaro quale sia il "cambiamento di opinione" del Cardinal Gantin . Infatti, dire che la scomunica è stata comminata per l'usurpazione di una norma (la consacrazione senza mandato) equivale a dire che il prelato è stato scomunicato per un atto scismatico, poiché consacrare dei Vescovi senza il mandato del Sommo Pontefice è esattamente un atto scismatico.Inoltre, non c'è cambiamento o contraddizione tra la lettera del Cardinal Gantin e il Motu Proprio come si evince chiaramente da queste parole:"... Compiendo tale atto, nonostante il formale monitum inviato loro dal Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi lo scorso 17 giugno, Mons. Lefebvre ed i sacerdoti Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta, sono incorsi nella grave pena della scomunica prevista dalla disciplina ecclesiastica "(19).

 

L'editoriale prosegue con altri episodi che dovrebbero evidenziare qualche disaccordo nel mondo cattolico sulla questione "scomunica". Alcuni episodi citati riguardano i giorni successivi alla morte di Mons. Lefebvre. Essi sono: le dichiarazioni (non citate nel testo) del Cardinal Thiandoum che, dopo la morte di Mons. Lefebre, avrebbe proclamato "ovunque" che " mons. Lefebvre non è scomunicato", la visita del Nunzio di Berna e di Mons. Schwery, che si sono recati a pregare e benedire le spoglie mortali di Mons. Lefebvre e, infine, la benedizione della cappella mortuaria da parte del Card. Oddi , il quale avrebbe esclamato "Merci, Monseigneur".

 

Non si comprende bene come le preghiere e le parole di singoli prelati sulla tomba di un loro fratello nell'episcopato possano avere qualcosa a che fare con la legittimità della scomunica comminata dal Pontefice. Non mi sembra che ci sia il minimo nesso logico tra le due realtà.Altri episodi citati sono: una dichiarazione del 23 Giugno 1993 da parte del Card. Ratzinger che, attraverso il nunzio apostolico degli Stati Uniti, avrebbe fatto sapere che "organizzare una cerimonia di cresime per uno dei quattro vescovi consacrati da mons. Lefebvre non è un atto scismatico...", una risposta del Card Cassidy del Maggio 1994, nella quale il prelato fa sapere che "... la Fraternità S. Pio X fa parte della Chiesa cattolica, che tutti i sacramenti che vi sono amministrati sono validi, che i nostri vescovi sono validi e che la sola richiesta è una 'riconciliazione' " (20), e una dichiarazione del Cardinal Stickler nella quale egli affermerebbe che la Messa tridentina non può essere proibita da nessun Vescovo.

 

L'equivoco evidente di questi episodi citati con l'intento di indurre nel lettore il dubbio sulla legittimità della scomunica è che si fa in essi confusione tra cose molto diverse. Il Card. Cassidy nella sua lettera di risposta ad una persona che gli chiedeva chiarimenti, diceva che la posizione dei membri della Fraternità non riguarda il dicastero per l'ecumenismo ( che tratta i rapporti con le altre chiese cristiane non cattoliche), ma è un fatto interno alla Chiesa Cattolica. Ciò vuol dire che, anche se scomunicati, i Vescovi lefebvriani rimangono sempre cattolici poiché riconoscono il Papa come Vicario di Cristo, anche se gli disobbediscono in materia grave (fatto questo che aggrava ulteriormente la loro pozione).

Anche le S. Messe e i Sacramenti amministrati da questi Vescovi sono validi, poiché la loro ordinazione è valida. Il problema, infatti, non è la validità di questa ordinazione, ma la sua liceità: si tratta cioè di una ordinazione valida, ma illecita. 

In quanto alla proibizione della S. Messa tridentina essa non è mai affermata nel Motu Proprio né in altri testi, in quanto si tratta di un rito cattolico legittimo e valido per sempre, anche in seguito alla Riforma liturgica. Lo testimonia il fatto che essa viene celebrata con il consenso del Vescovo all'interno di alcune comunità tradizionaliste perfettamente inserite nella Chiesa cattolica.

 

L'ultimo episodio citato nell'editoriale è la discussione di una tesi nel mese di Giugno 1995 presso l'Università Gregoriana di Roma sul tema: "Lo statuto canonico dei fedeli del defunto Arcivescovo Marcel Lefebvre e della Fraternità San Pio X. Sono scomunicati come scismatici?" La Tradizione Cattolica sostiene che "il sacerdote che presenta questa tesi conclude che non siamo né scismatici né scomunicati, appoggiandosi su tutti gli argomenti che sosteniamo noi stessi dal 1988. Questa tesi è accettata e viene rilasciata la laurea al suo autore"(21).

 

Anche questa volta, comunque, rimane oscuro il nesso tra una tesi di Laurea presentata da un sacerdote su un argomento di diritto canonico nella quale egli esprime la sua opinione a proposito della scomunica di Mons. Lefevbre, e la presunta invalidità di quest'ultima. Ciò che è stato discusso ed accettato dalla commissione di professori dell'Università è l'elaborato di uno studente (una tesi di laurea). Non sappiamo se tutti i professori della commissione condividessero le conclusioni dello studente, ma anche se così fosse, ciò non cambierebbe nulla poiché un gruppo di insegnanti e qualche studente di una Università non possono annullare la validità di un atto ufficiale e grave coma la scomunica comminata dal Santo Padre.

 

Lascio al lettore giudicare la logicità e obiettività di queste affermazioni conclusive contenute nell'editoriale :"Allora a che punto siamo? Riuscite a capire qualcosa con tutti questi cardinali che, l'uno dopo l'altro, finiscono per confessare che non siamo né puniti né punibili, la messa è permessa, i nostri sacramenti sono validi, non c'è scisma, né scomunica! ... Allora, dov'è il problema e perché ci proibiscono ancora le chiese?" (22)

  

SITUAZIONE CANONICA DEI LEFEBVRIANI

 

    Per chiarificare quale sia la situazione canonica dei lefebvriani, è intervenuta la Santa Sede in seguito alla richiesta di Mons. Norbert Brunner, Vescovo di Sion (Svizzera), la diocesi in cui si trovano il seminario e la Fraternità S. Pio X. Egli si è rivolto alla Congregazione per i Vescovi per avere una risposta in merito alla situazione canonica di questo organismo e dei cristiani che sostengono le posizioni di Mons. Lefebvre. Il 31 ottobre 1996 Mons. Brunner ha ricevuto la risposta dal Prefetto della Congregazione per i Vescovi. Questa risposta comprende due parti: la prima da parte della Congregazione e la seconda da parte del Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi (23).

 

Nella risposa della Congregazione per i Vescovi si ribadisce che :

 

1) Mons. Lefebvre e i Vescovi consacrati, nonchè il Vescovo co-consacrante sono incorsi nella scomunica prevista dal canone 1382

2) I sacerdoti ordinati da Mons. Lefebvre quando era sospeso a divinis non incorrono nella pena della scomunica, ma sono considerati "chierici acefali" e sono interdetti da qualsiasi ufficio o altro sacro ministero finché non sono incardinati

3) I sacramenti che questi sacerdoti amministrano sono validi ma illeciti

4) la partecipazione dei fedeli alle loro celebrazioni è illecita e motivo di grave scandalo nella comunità ecclesiale ed è ammessa solo in casi di vera necessità. Pertanto chi vi partecipa occasionalmente e senza condividere formalmente le posizioni della comunità lefebvriana nei riguardi del Santo Padre non incorre nella pena della scomunica

 

Nella precisazione del Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi si chiarisce che:

 

1) "... l'atto di gravissima disobbedienza ha rappresentato la consumazione di una situazione di natura scismatica progressiva".

2) l'adesione formale allo scisma, cioè al movimento di Mons. Lefebvre, comporterebbe la scomunica prevista dal can. 1364§1. Essa si verifica certamente nei diaconi e sacerdoti lefebvriani che svolgono attività ministeriale all'interno del movimento. Per quanto riguarda i fedeli, invece, l'adesione formale deve includere non solo la partecipazione sporadica alle celebrazioni, ma anche l'adesione all'atteggiamento di disaccordo dottrinale e disciplinare del movimento. Pertanto la situazione dei singoli fedeli va valutata caso per caso per cercare di risalire all'intenzione del fedele 

3) tutto il movimento lefebvriano è da considerarsi scismatico 

4) riguardo alla tesi di dottorato di M.. Murray non è possibile emettere un giudizio poiché "... non è stata pubblicata e i due articoli apparsi sulla stampa che vi fanno allusione non sono chiari. Comunque non si può ragionevolmente dubitare della validità della scomunica dei vescovi, dichiarata dal motu proprio e dal decreto. In particolare non sembra ammissibile la possibilità di trovare circostanze attenuanti o dirimenti circa l'imputabilità del delitto... ".

5) riguardo all'esistenza dello stato di necessità invocato da Mons. Lefebvre a giustificazione della sua disobbedienza, esso non esisteva e non esiste oggettivamente e "...che la necessità di consacrare dei vescovi contro la volontà del romano pontefice, capo del collegio dei vescovi, non capita mai".

 

La richiesta di Mons. Brunner ha contribuito a ribadire e chiarificare il significato e le conseguenze dello scisma di Mons. Lefebvre a molti anni di distanza. I fedeli e i sacerdoti cattolici che partecipano alle attività del movimento in questione hanno la possibilità di chiarire la loro posizione e decidere con coerenza e trasparenza riguardo a questa frequentazione. Poiché la posizione della Chiesa Cattolica è chiara, l'atteggiamento del fedele in buona fede non può essere ambiguo.

 

 

 

NOTE

 

(1)Un Vescovo Cattolico, Edizioni San Francesco di Sales, Montalenghe (TO), 1989, p. 141. Si tratta di una pubblicazione a cura della Fraternità S. Pio X in Italia, uscita in occasione del 60° anniversario di sacerdozio di S. E. Mons. Marcel Lefebvre. In questa pubblicazione è stato tradotto in italiano un numero speciale di Fideliter : Mes quarante ans d'episcopat . Nella pubblicazione sono stati aggiunti altri scritti importanti per comprendere l'evento delle consacrazioni episcopali.

2)Ibid. p. 2.

(3)Ibid. p. 15.

(4)Lettera Apostolica Ecclesia Dei del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II in forma di Motu Proprio n. 3.

(5)Un Vescovo Cattolico, Edizioni San Francesco di Sales, p. 161-162.

(6)Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica Dei Verbum, n. 8. Cfr. Concilio Vaticano I, Cost. Dei Filius, cap. 4: DS 3020.

(7)Lettera Apostolica Ecclesia Dei, Ibid., n.6 §a

(8)Secondo la "Tesi di Cassiciacum" la sede papale attualmente è vacante, in quanto l'ultimo papa degno di essere chiamato tale e quindi non eretico sarebbe Pio XII. Secondo questa tesi la sede papale sarebbe occupata solo materialmente da Giovanni Paolo II, che, pero', non sarebbe papa formalmente, cioe' non sarebbe in possesso di alcuna autorità conferitagli da Cristo. Per un interessante dibattito con la Fraternità S. Pio X, a proposito di questa Tesi, cfr. Sodalitium, n.46, Dicembre 1997, p. 37-43.

(9)Sodalitium, n.13, Maggio 1987, p.3.

(10)Si Si No No, " Concilio o conciliabolo? Riflessione sulla possibile invalidità del Vaticano II", n. 3-4-6-, Febbraio- Marzo 1997.

(11)Si Si No No, "Le consacrazioni episcopali di Sua Ecc. za Mons. Lefebvre doverose nonostante il "no" del Papa", 

n.1,15 Gennaio 1999.

(12)Ibid., p. 2.

(13)Si Si No No, "Una scomunica invalida - uno scisma inesistente. Riflessioni a dieci anni dalle consacrazioni di Econe", n 3-9, Febbraio - Maggio 1999.

(14) Si Si No No , n.3, 15 Febbraio 1999, p. 1

(15 Si Si No No, n 9, Maggio 1999, p. 2-3.

(16) Enchiridion CEI, Comunicato circa i lavori della sessione del 19-22 Settembre 1988, Roma, 26 Settembre 1988: Notiziario CEI, 6/1988, p. 131-135

(17)Si Si No No, n 3, 15 Febbraio 1999, p. 3.

(18)La Tradizione Cattolica, n.2 (29), 1996, p. 3

(19)Lettera Apostolica Ecclesia Dei del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II in forma di Motu Proprio n. 3.

(20)La Tradizione Cattolica, n.2 (29), 1996, p. 3

(21)Ibid.

(22)Ibid.

(23)Cfr. Il Regno-Documenti 17/97, p.528-529

 

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