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Articolo di Raffaella Di Marzio

 

Quando la stampa cattolica pubblica contributi significativi che riguardano la situazione del mondo cattolico, credo sia opportuno dare ad essi il dovuto risalto. E' questo il caso dell'editoriale pubblicato in data 19 giugno 2004 dalla Cività cattolica, intitolato “I movimenti ecclesiali oggi”, firmato dal gesuita Giuseppe De Rosa.

 

Nell'editoriale non vengono fatti i nomi dei movimenti a cui si rivolge, ma è un monito generalizzato ad evitare tendenze settarie all'interno del mondo cattolico. 

 

Vengono identificate le sfide più gravi e difficili che i movimenti ecclesiali pongono oggi alla Chiesa. Esse sono:

 

1) “La mancanza di una legge quadro”, poichè l'attuale codice di diritto canonico non tratta esplicitamente dei movimenti ecclesiali.

 

2) La presenza in alcuni movimenti di religiosi e religiose appartenenti ad altri istituti che “ha provocato in taluni una crisi d’identità e ha indotto altri a lasciare il proprio istituto o a stabilire una sorta di doppia appartenenza”.

 

3) L'ammissione, da parte di alcuni movimenti ecclesiali, di battezzati non cattolici che nelle assemblee generali potrebbero influire su cambiamenti sostanziali degli statuti mettendo in pericolo la natura cattolica del movimento stesso.

 

4) La partecipazione di alcuni sacerdoti che, nei seminari gestiti dai movimenti, vengono formati secondo il carisma del movimento per essere al suo servizio. L'editoriale sottolinea il poblema dell’interrogativo sull'incardinazione di questi sacerdoti e sulla possibilità del Vescovo diocesano di richiedere il sacerdote per attività diocesane che non coinvolgono necessariamente il movimento.

 

Oltre alle sfide vengono indicati tre pericoli inerenti ai movimenti:

 

1) Assolutizzare la propria esperienza cristiana ritenendola la sola valida.

 

2) Rinchiudersi in se stessi, cioè seguire i propri piani pastorali e i propri metodi di formazione, perseguire le proprie attività apostoliche, rifiutando di collaborare con le altre organizzazioni ecclesiali.

 

3) Estraniarsi dalla Chiesa locale, facendo riferimento, nella propria azione apostolica, più alle direttive dei propri dirigenti che alle direttive e ai programmi pastorali delle diocesi e delle parrocchie. Questo atteggiamento causa tensioni tra i movimenti ecclesiali da una parte e i vescovi e i parroci dall’altra.

 

Mi sembra doveroso sottolineare che siamo di fronte ad un documento interessante, utile e opportuno, in questo momento storico. 

 

Speriamo che i dirigenti dei movimenti ecclesiali siano aperti ad ascoltare la voce ufficiale della gerarchia cattolica ed abbiano anche il coraggio di riconoscere gli eventuali errori nella gestione dei movimenti che hanno provocato critiche, contestazioni e grandi sofferenze di fedeli all'interno del mondo cattolico.

 

Non c'è modo migliore per superare queste difficoltà che riconoscere gli errori e iniziare un cammino concreto per evitare che si ripetano in futuro. 

 

Tutto questo eviterebbe ad alcuni movimenti ecclesiali di essere etichettati come "sette", con le conseguenze nefaste che tutti conosciamo.

 

 

 

I Movimenti Ecclesiali oggi

 

 

 

La Civiltà Cattolica, 19 Giugno 2004, Quaderno 3696. 

 

L’articolo, di Giuseppe De Rosa, dopo aver ricordato che gli attuali Movimenti sono in continuità con quelli carismatici del passato, spiega il significato dell’espressione «Movimento ecclesiale», ne mette in rilievo i caratteri costitutivi — carisma, fondatore/fondatrice, dimensione comunitaria, particolare rapporto col Papa — e ne ricorda i criteri di ecclesialità necessari per il riconoscimento canonico. 

 

A tale proposito l’articolo ricorda la coessenzialità, nella struttura della Chiesa, del carattere carismatico e di quello istituzionale, perché nessun carisma dispensa dalla sottomissione ai Pastori, ai quali spetta il discernimento dei carismi. 

 

Infine l’articolo si sofferma sugli interrogativi che i Movimenti pongono alla Chiesa e sulle tensioni tra alcuni Movimenti ecclesiali da una parte e i vescovi e i parroci dall’altra: tensioni che, però, si vanno attenuando.