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Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffaella Di Marzio

Di Camillo Maffia - 13 Maggio 2013

 


 

Intervista alla dr.ssa Raffaella Di Marzio, che lascia l’Ordine degli Psicologi. Fu coinvolta nel caso della più grande “psico-setta” mai esistita, rivelatasi poi una bolla mediatica. Dietro l’ennesima vicenda di malagiustizia, il fantasma del reato di plagio col vestito nuovo. Ma anche quello del reato di opinione… 

Raffaella Di Marzio, studiosa dell’ICSA (International Cultic Studies Association) e collaboratrice del CESNUR, con il quale cura l’Enciclopedia delle Religioni, da anni si occupa di sette e nuovi movimenti religiosi.

 

 

C’è chi parla di 8.000 sette religiose in Italia e abbiamo un apposito dipartimento di polizia. Parlaci di questi fenomeni nel nostro Paese.

La cifra di 8.000 sette che è stata diffusa da organi di stampa in realtà non esiste. Né tantomeno esistono 8.000 sette sataniche, come qualcuno ha detto. L’unica statistica attendibile sul fenomeno è quella pubblicata dal Centro Studi sulle Nuove Religioni di Torino, con il quale collaboro, che ha censito circa 836 gruppi, movimenti, organizzazioni religiose o spirituali, cifre aggiornate al 2013, poiché l’ultima edizione è stata appena pubblicata.

Ma in queste rientrano anche alcuni gruppi organizzati atei, oppure fratellanze massoniche: una serie di organizzazioni che sono quindi 836, ma non sono “sette” e non sono neanche tutte religioni. Sono organizzazioni spirituali, minoritarie nel nostro paese, che non hanno alcuna connotazione di pericolosità. Ovviamente, all’interno di questo vasto mondo esistono persone che compiono dei reati, come in qualsiasi ambito sociale. Il fenomeno dei gruppi religiosi non è un fenomeno di allarme sociale. E non esistono migliaia di sette.

 

Che cos’è allora una setta?

La parola “sette”, in ambito accademico, è stata abbandonata da tempo, perché viene usata soltanto per etichettare gruppi di minoranza e non ha nessun fondamento scientifico. Il significato puramente etimologico della parola ha perso il suo valore, e la parola “setta” è usata solo per criminalizzare gruppi che sono minoritari, quindi fanno cose diverse, credono in cose diverse, e vengono etichettati per questo. Le 836 organizzazioni censite dal CESNUR non sono sette pericolose.

 

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